La contessa della Porretta

Con questo romanzo si conclude la trilogia dedicata alla nascita della Terra dei Bagni che oggi è nota col nome di Porretta Terme.
Mentre papa Niccolò V decide di erigere a Contea il piccolo borgo termale del Bolognese, luogo di svaghi e di delizie incastonato tra verdi montagne e tumultuosi torrenti, il maturo conte Niccolò Sanuti prende in moglie, in seconde nozze, la giovanissima e splendida Nicolosa Castellani. É a questa donna, intelligente e tormentata, presa nel vortice di un amore impossibile, che appartiene una delle voci narranti del romanzo.
La seconda voce è quella di Angela Allegri, fedele cameriera personale della contessa e pronipote di Lisa e Giuseppe Marsili che abbiamo conosciuto come protagonisti del primo libro della serie. Le vite di Angela e di Nicolosa si intrecciano con quelle di altre quattro donne, tre delle quali realmente vissute. Ginevra, la raffinata, orgogliosa e vendicativa signora di Bologna. L’ebrea Ester, che vive e lavora negli stretti vicoli della città medievale, dove, un secolo dopo, sorgerà il Ghetto. Caterina, la santa protettrice, chiamata all’interno delle mura, per allontanare, con
le sue preghiere, il castigo divino dalla peccaminosa città. E, infine, Gentile, la strega, arsa sul rogo in piazza del mercato, vittima al medesimo tempo dell’invidia dei cortigiani e della sua stessa ambizione.
Sei donne diversissime l’una dall’altra, sei modi differenti di intendere la femminilità. “La contessa della Porretta”, infatti, un romanzo sulle donne, sui loro travagli e sulle loro speranze, ed è ambientato in un secolo, il Quattrocento, che a tratti ci appare come uno specchio lontano dei nostri tempi.
Ma questa è anche una grande storia d’amore, oltre che una storia d’amicizia e di devozione, quali oggi è raro ritrovare.
Indubbiamente, la narrazione ha molti caratteri propri della fiction ma, poiché si mantiene sostanzialmente fedele ai fatti storici, ha l’ambizione di avvicinare sempre più i lettori alla Storia, affinché si possa, in futuro, evitare gli errori commessi nel passato. O, almeno, così speriamo.