Le loro invenzioni hanno segnato la storia delle armi da fuoco: gli archibugi e le pistole Acquafresca sono conservate in importanti musei di tutto il
mondo, ma al di fuori di una cerchia di esperti ed appassionati, poco si conosce di questa dinastia di armaioli che, in una località sperduta tra gli Appennini, Bargi nella val Limentra, diedero vita ad una rivoluzione tecnica che si propagò ovunque, in Europa come in America.
Gli autori, che non sono esperti d’armi, si sono interessati alla vicenda, straordinaria, di questa dinastia raccontandone la loro vicenda, che per due secoli diede gloria e vanto alla vallata e li proiettò sulla scena internazionale da protagonisti, ma svela anche alcuni retroscena.
Perché mai da Cecchi che erano divennero Acquafresca? Dove sono finiti tutti i loro impareggiabili disegni tecnici? Chi rubò loro la geniale invenzione della retrocarica a ripetizione, base dell’evoluzione successiva delle armi da fuoco?
Attraverso il diario del più famoso degli Acquafresca, Matteo, è poi possibile immergersi nella vita montanara tra fine Seicento ed inizio Settecento.
Il volume non vuole essere un trattato tecnico sulle armi, anche se alcuni dettagli tecnici non mancano, a corredo di alcune tra le bellissime opere d’arte consegnate dagli Acquafresca alla storia.
Gli autori non sono esperti d’armi, bensì si sono interessati alla vicenda, straordinaria, di questa dinastia.
Delle armi degli Acquafresca sono pieni prestigiosi volumi specializzati, ma i saggi specifici su di loro sono datati e frammentari; nessuno fino ad oggi, si era mai preso la briga di dedicare un libro specifico a questa famiglia che ha lasciato tracce importanti nella storia non solo della Val Limentra o dell’Appennino; le loro armi, preziose per le lavorazioni ma soprattutto per le innovazioni tecniche, sono in importanti musei del mondo, custodite gelosamente.